VECCHIA SCUOLA BUONA SCUOLA – EDITORIALE MOTOSPRINT
SE COL PASSARE DEGLI ANNI LA PASSIONE RIMANE, PUO’ ESSERE UTILE INSEGNARE AGLI ALTRI COME SI GUIDA
Ci sono piloti che un bel giorno, dopo averne vissute tante, decidono di appendere il casco al chiodo e mettere fine alla loro esperienza motociclistica. Questo non vuol dire necessariamente non salire mai più in moto, ma comunque non farlo più a livello sportivo, ovvero andando alla ricerca della propria migliore prestazione. Ma non è così per tutti, e anche se col tempo, con gli anni che passano e la mancanza di allenamento, le prestazioni non possono più essere quelle di quando si era all’apice della carriera, si può continuare ad andare forte anche una volta entrati negli “anta”, magari da un pezzo. Un esempio su tutti? Giacomo Agostini, ragazzo ultrasettantenne. Dategli qualsiasi moto da corsa e lui non si farà pregare per dare del gas, in circuito, ma anche sulle strade del Tourist Trophy. Là dove in gioventù costruì parte della sua fama andando a vincere in casa di Hailwood.
INSOMMA, ci sono piloti che rimangono tali per tutta la vita, nel senso che la loro passione per la pista (ma lo stesso discorso vale per chi pratica il fuoristrada) è tale e tanta da portarli in circuito per raggiungere il limite “del momento” e in officina per occuparsi personalmente della propria moto, intervenendo sulla ciclistica come erano soliti fare dopo un turno di prove, naturalmente con tempi dilatati ma con la stessa maniacale dedizione. Se Cadalora è stato voluto da Valentino Rossi come “consigliere”, è perchè pur avendo chiuso con le gare sul finire del secolo scorso, Luca non ha perso l’attitudine a seguire con la massima attenzione il mondo delle corse motociclistiche continuando ad interessarsi della tecnica e delle sue evoluzioni, e anche di guida. Questo, insieme ad un costante rapporto con la pista, gli permette di essere il consigliere prezioso del pilota di riferimento della MotoGP.
La cosa divertente di questa inesauribile passione (se preferite chiamatela pure “malattia”) che fa rimanere eterni ragazzi questi piloti di ieri, tutt’ora dediti alla guida in pista, è il piacere che provano nel trasmettere agli altri la loro esperienza, le loro conoscenze, i loro segreti. Quando erano in attività pensavano solo a fare il tempo, a vincere le gare, a come migliorarsi, a buttare giù quell’ultimo decimo. E se trovavano il modo di farlo, se lo tenevano per sé, così come buona parte delle emozioni, troppo intime per trasmetterle per intero. Oggi è diverso, emerge il lato ludico dell’andare in pista; il divertimento sta nel girare, nel divertirsi insieme, nel condividere, nel migliorarsi.
E’ CON QUESTA filosofia che sono nate le scuole di guida ed è questa la filosofia che ha portato Alessandro Gramigni, campione del mondo della 125 nel 1992 e a lungo in Superbike con la Yamaha (Casa della quale è stato collaudatore fino a ieri) a dare vita alla Old School Racing, dove la chiave sta proprio nella parola “old”, vecchio, che in questo caso sta per esperto e anche un pò saggio (almeno sul fronte della guida in pista), dal quale apprendere il modo per migliorarsi nella guida. Tutto questo con corsi mirati a seconda del livello dell’allievo e l’ausilio della tecnologia moderna, con tanto di ripresa con telecamera di bordo, che permette di rivedersi in azione e correggere i propri errori, cosa che si traduce in un abbassamento dei tempi sul giro alle volte addirittura insperata, risultato che fa guardare ai soldi spesi per la scuola come ad un ottimo investimento. Perchè l’obiettivo finale di chi va in pista , che lo dichiari oppure no, è una risposta cronometrica soddisfacente. E per essere tale, agli amatori può bastare che sia in linea con quella degli amici. Magari migliore.
Editoriale Motosprint – Stefano Saragoni